La politica


L'appuntamento era alle quindici in Porta Venezia. I militanti del servizio d'ordine indossarono per la seconda volta le tutine bianche. Erano almeno 10000, i compagni provenienti da tutta Italia. I negozi chiusi e le strade deserte facevano intuire un pomeriggio teso, i manifestanti urlavano pochi slogan e non facevano scritte sui muri, la giornata era calda e afosa. Le Tute Bianche percorrevano via Palestro, scortando davanti e dietro l'intero corteo. Davanti a tutti sfilava l'Associazione delle Mamme del Leoncavallo. Arrivati in via Turati le forze dell'ordine si fermarono e bloccarono la strada. La gente comune, i militanti più di cuore, non accettarono l'interruzione e lo sbarramento del corteo, e da quel momento, scoppiarono scontri nei quali la polizia dovette ritirarsi scappando a gambe elevate. I manifestanti si fecero largo con grande entusiasmo. Fu l'inizio di interminabili disordini e pestaggi, da parte della forza dello stato, contro capannelli di persone isolate. Le corse erano infinite. La polizia sembrava dovesse raggiungere il corteo da un momento all'altro. L'odore dei lacrimogeni minacciava una manifestazione invasa dal fumo bianco, che nascondeva le macchine  distrutte. Il servizio d'ordine stava sempre attento a non far degenerare la situazione. Il corteo prosegui per piazza della Repubblica, via Pisani, arrivò in piazza Duca d'Aosta, e invase la stazione Centrale. I manifestanti sfiniti continuavano a correre, oramai non avevano neanche più la forza di camminare, ma non dovevano fermarsi, e rimanere isolati. La polizia, ricaricò nella lunghissima via  Aporti. La meta era vicina, da 10000, il corteo si restrinse a poche migliaia di persone, che si infilarono dentro il portone del nuovo centro sociale Leoncavallo in via Watteau, chiudendolo in fretta, mentre la polizia militarizzò tutta la zona per ore, e ore. Da quel lungo  giorno, cambiò tutto.