Il sindacato




Come CUB avevamo deciso di prendere di mira l'amministrazione comunale. Puntavamo chi amministrava la città, e poteva prendere delle decisioni molto incisive per quel che riguardava la nostra
situazione. Sapevamo benissimo che il Comune non avrebbe potuto dare lavoro a mille lavoratori, però si sarebbe potuto impegnare in svariate iniziative come quella di aiutare la nascita di una cooperativa sociale dove ci avrebbero potuto lavorare i lavoratori della Necchi diversamente abili e chi aveva una età superiore ai cinquant'anni; avrebbero potuto costituire un tavolo congiunto insieme alle associazioni degli industriali e alla Provincia, cercando di fare assorbire in altre fabbriche le famiglie più bisognose, e spingere per creare un fondo di solidarietà dove le istituzioni, insieme ai commercianti, avrebbero potuto aiutare quelle persone che non riuscivano più a pagarsi l'affitto o le bollette. La risposta del Comune fu quella di sbarrare l'entrata del palazzo comunale con agenti antisommossa. La giunta comunale era appena nata, e forse non sapeva con chi aveva a che fare. La gente della Necchi non si stupì dell'assurdo comportamento che tenne il sindaco, insieme ai suoi assessori, e iniziò a spingere i cordoni della polizia per poter entrare. Le Forze degli Industriali e dello Stato alzarono gli scudi per ripararsi, volarono parolacce e sputi. Dopo un po' di forzatura, riuscimmo finalmente a raggiungere la sala consigliare. Gli assessori e i consiglieri erano immobili e in silenzio. In mezzo al sordo mutismo entrammo noi, un'orda di persone arrabbiate, sudate, e con qualcosa che la polizia e la giunta in poche ore ci aveva fatto perdere, la dignità, e che quella sera stessa ci saremmo ripreso.